L’intelligenza artificiale mette in pericolo il lavoro umano. Scritto così, senza neanche un punto di domanda, finisce che nessuno metta in dubbio che poi questo non sia vero. È spesso, questo, un assunto dell’era dei social: leggere senza cercare di capire. E invece basterebbe fare un giro in una delle tante realtà industriali italiane di alto livello, per capire come uomo e macchina possano andare d’accordo. Per esempio, a Viano, provincia di Reggio Emilia, dove in quella che è chiamata “la valle della meccatronica” ha sede E80 Group. Un’azienda da 1.250 dipendenti dislocati in 14 sedi sparse in tutto il pianeta, con 400 Smart Factory attive, 2.700 sistemi robotizzati, più di 7.000 veicoli automatici a guida laser e oltre 50 magazzini automatici ad alta densità. Il centro di un mondo dove uomini e robot lavorano per uno scopo comune.

Re-BrAIn, il convegno sull'intelligenza artificiale di E80 Group

E80 Group e il convegno sull’intelligenza artificiale

Proprio a Viano, nella sede di E80 Group, l’intelligenza artificiale è stata al centro di un convegno dal titolo Re-BrAIn, Ripensare all’intelligenza artificiale come leva della conoscenza condivisa”. Nel quale, come ha detto Gabriele Grassi, Digital innovation & communication director del Gruppo, AI non era solo la sigla di Artificial Intelligence, ma anche di Automazione Intelligente. Quella che serve all’intralogistica automatizzata e integrata per imprese produttrici di beni di largo consumo e centri di distribuzione, per essere al passo coi tempi ed avere una ricaduta positiva su tutti noi.

Mettere l’intelligenza al centro di team, processi e organizzazioni di lavoro, è insomma l’obbiettivo per creare sinergie e scambiarsi conoscenza. Nella logica che in un mondo tecnologico “la concorrenza è con noi stessi, mentre tra azienda deve esistere collaborazione competitiva”, così come ha ribadito Grassi. Che ha introdotto manager e dirigenti di eccellenze italiane del mondo engineering e fornitori di servizi per il business. Per uno scambio di idee ed esperienze sull’intelligenza artificiale potenzialmente rivoluzionarie se applicate alle modalità collaborative nelle realtà produttive di ogni genere.

I protagonisti del convegno sull’intelligenza artificiale

Moderato da Piergiorgio Grossi, Chief innovation officer di Credem Banca, l’incontro ha avuto il merito di trattare un argomento potenzialmente complicato in maniera semplice e chiara. E no: l’intelligenza artificiale non ruberà il lavoro all’uomo, se questo ovviamente sarà capace di superare le proprie abitudini per adeguarsi alla nuova conoscenza. Di questo si è parlato, così come di collaborazione, smart working e innovazione aperta a tutti.

Nel dibattito si sono alternati:

  • Luca Mondini, Digital transformation specialist di E80 Group
  • David Bevilacqua, ceo di Ammagamma
  • Alessandro Braga, chief digital officer di Talent Garden
  • Alessandro Ruberti, CTO data & AI di IMA Digital;
  • Alberto Sasso, Innovation manager Gruppo Danieli
  • Martina Stefanon, Business development manager, IMA Group.

Il vero Re-BrAIn è stato così quello di mettere in campo le proprie esperienze aziendali nella gestione dei dati in tempo reale. E soprattutto far capire che il cambiamento tecnologico non può che passare da una nuova organizzazione interna che valorizzi le persone e sfrutti le loro competenze. Valori, emozioni ed etica che possono integrare la velocità di esecuzione degli algoritmi di intelligenza artificiale, per un perfetto equilibrio e un nuovo modello di interazione.

Le parole dei protagonisti

Nelle quasi due ore di talk molto è stato detto dai protagonisti. Ne facciamo qui un sunto.

Per Gabriele Grassi “creare una cultura d’impresa significa anche porsi interrogativi e stimolare un dibattito ampio su temi che superano il perimetro di una singola azienda. Oltre a generare valore per il mercato e per il territorio, un’azienda all’avanguardia oggi deve riflettere sul senso e sulle modalità del proprio lavoro. E su come una tecnologia a rapido sviluppo può impattare nella società”.

Paolo Morellini ha rilevato come “oggi la tecnologia ci permette di creare, grazie all’Intelligenza Artificiale, una mappa completa della conoscenza interna di un’azienda. E di trasformarla in un patrimonio condiviso da tutti i membri dell’organizzazione”.

Luca Mondini ha parlato di come “queste tecnologie riaffermano la centralità del linguaggio come interfaccia verso gli strumenti digitali. E, così facendo, rendono più semplice la fruizione del patrimonio informativo che custodiscono”.

David Bevilacqua ha insistito sul fatto che “l’intelligenza artificiale è una leva di competitività a disposizione delle aziende italiane, e non solo quelle di dimensioni maggiori. Solo sfruttando da una parte la matematica e la statistica, dall’altra, le competenze e la visione più ampie offerte dalle scienze umane, è possibile liberare del tutto l’enorme potenziale dell’AI”.

Piergiorgio Grossi: “Noi crediamo nel mescolare abilmente tecnologia e tocco umano. L’intelligenza artificiale, la Gestione della Conoscenza e l’Open Innovation non sono solo parole alla moda, ma temi che ci appassionano. Indipendentemente dal settore di appartenenza”.

Alessandro Braga: “L’Intelligenza Artificiale può finalmente colmare la distanza tra il mondo fisico e quello digitale, come ad esempio negli ambienti di lavoro. La capacità di leggere e interpretare queste connessioni spesso nascoste può trasformare l’intero concetto di spazio di lavoro. Trasformandolo in uno spazio in cui relazioni e competenze si intersecano per generare innovazione”.

Alessandro Ruberti: Le macchine sono sempre più complesse. Per questo è fondamentale farle diventare sempre più intelligenti e sapere come farle dialogare con noi e tra loro. L’intelligenza artificiale é lo strumento per raggiungere questo obiettivo, ma non potrà mai sostituire l’uomo. L’intelligenza umana rimane al centro, creando un nuovo sistema ibrido”.

Alberto Sasso: “Le nuove tecnologie consegnano la completa responsabilità del know-how nelle mani degli esperti (di prodotto, di progetto, di processo). Il sapere può raggiungere immediatamente chi ne ha bisogno e la domanda trova velocemente risposta: le relazioni professionali ne escono potenziate”.

Martina Stefanon: “Un gruppo di talenti tecnici di alto livello, guidato da esperti e visionari business developers, ci dà la possibilità di ideare proposte di valore attraenti ed efficaci, capaci di anticipare le necessità del mercato”.

I veicoli autonomi LGV prodotti da E80

I veicoli autonomi LGV prodotti da E80

 I laboratori di innovazione

Le conclusioni del convegno sull’intelligenza artificiale sono state poi corroborate da un tour nella sede di E80. Là dove vengono creati gli LGV, ovvero i veicoli a guida laser, e poi nel reparto di ricrca e sviluppo che ne crea il software. Una dimostrazione di come l’intelligenza umana possa creare quella artificiale per generare nuova conoscenza e un futuro di collaborazione. “Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è un po’ come il videogioco di Super Mario – ha detto Gabriele Grassi -. Il percorso è pieno di potenziamenti che non sostituiscono ma aiutano la corsa verso nuovi traguardi”.

Per E80 Group insomma l’intelligenza artificiale è un alleato nel creare, conservare, condividere e applicare la conoscenza, in modo trasversale alle diverse unità e sistemi aziendali. Uno sparring partner in svariate attività e una tecnologia che non può essere efficace in azienda senza l’intervento umano, perché priva di coscienza ed emozioni. E un motore di business, se è vero che da un fatturato di 389 milioni di euro nel 2022, si passerà quest’anno a circa 550 milioni.

L’articolo Il convegno di E80 Group: l’intelligenza artificiale e la conoscenza condivisa proviene da Tra me & Tech.