C’è un nuovo attacco a Huawei, che parte diretto dalla Presidenza degli Stati Uniti di George Biden. L’azienda cinese, dal 2019, è stata inserita dagli Usa nella lista nera delle aziende che non possono intrattenere rapporti commerciali con società americane.

In alcuni casi, però, alcune società hanno richiesto e ottenuto una cosiddetta “licenza speciale“, che permette di continuare a lavorare con il colosso di Shenzhen. Ne sono un esempio le licenze concesse a AMD, Intel e Qualcomm, quest’ultima autorizzata a vendere solo chipset 4G (che abbiamo visto nei recenti modelli della serie Huawei P e Mate).

Le licenze hanno continuato a essere concesse durante i primi giorni dell’amministrazione del presidente Biden, ma ora alcuni addetti ai lavori affermano che gli Stati Uniti starebbero cercando di espandere l’elenco dei segmenti vietati, includendo anche la tecnologia 4G, il Wi-Fi 6 e 7, le tecnologie relative all’intelligenza artificiale, nonché il cloud computing.

Nuove licenze per equpaggiamento 4G sarebbero già state negate. Il Dipartimento del Commercio starebbe addirittura cercando di revocare tutte le vecchie licenze, anche quelle non scadute. O comunque di non rinnovarle alla loro naturale scadenza.

A ottobre, Biden ha introdotto nuovi controlli sulle esportazioni di apparecchiature utilizzate per produrre semiconduttori. E anche Giappone e Paesi Bassi vieteranno alle proprie aziende nazionali di esportare attrezzature in Cina, come riferito qualche giorno fa da Bloomberg.

Queste restrizioni mirano a soffocare la crescita dell’industria cinese dei semiconduttori, impedendole di sviluppare tecnologie che possano essere poi utilizzate in campo militare, ma minano, di riflesso, anche lo sviluppo della tecnologia.

Rimane dunque da vedere cosa accadrà se Huawei non dovesse poter più contare neppure sui chipset 4G, poiché ciò bloccherebbe di fatto l’intera produzione degli smartphone. L’azienda cinese ha da poco confermato che i processori Kirin, autoprodotti, per il momento non torneranno sui dispositivi dell’azienda, proprio per problemi legati alla produzione, che si dovrebbe appoggiare al know-how americano.

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