Fabio Padoan – cofondatore, Chief Strategy Creative Officer di Together ed Equity Partner di OneDay Group – è stato uno dei protagonisti di Digital Innovation Days. Ed è protagonista di un’intervista a TraMe&Tech.

Una carriera cominciata come copywriter in Saatchi&Saatchi e poi come Senior Copywriter in Leo Burnett. Per poi entrare nel mondo social&digital come Creative Director in Bitmama dove guida anche la parte strategica di brand, comunicazione, ma anche social e content. In Bitmama  Padoan è poi diventato Chief Creative Officer&Senior Manager. E gestisce le sedi di Torino e di Milano fino al 2019, quando gli viene chiesto di creare una nuova agenzia nel gruppo OneDay. In quel momento capisce che creare un nuovo modello di lavoro e di cultura aziendale era la naturale evoluzione. E così ecco la nascita di Together, raccontata da Padoan ai Digital Innovation Days e in questa intervista.

Fabio Padoan Together

Digital Innovation Days, intervista a Fabio Padoan

Durante lo speech “Tutti lasciamo un’eredità” ha parlato di una responsabilità comune nei confronti delle nuove generazioni. Pensi che qualcosa sta cambiando?
“Assolutamente sì. Nuove generazioni secondo me non è tanto un dato anagrafico, quanto un modo di guardare la realtà. Le nuove generazioni sono fluide e inclusive, vogliono un futuro più sostenibile, credono nella trasparenza. E stanno cercando di ripartire dai valori e dai significati in una società che è stata guidata spesso dal profitto a tutti i costi. Dall’individualismo, dalla voce dei più forti, e che oggi più che mai ha smarrito i suoi punti di riferimento”.

Come cambiare prospettiva?
“Non si può costruire questo nuovo Umanesimo senza le altre generazioni, che hanno la responsabilità di trasmettere la propria esperienza, di essere esempio e testimonianza, Ma che soprattutto devono essere consapevoli che il mondo che stanno abitando è il mondo che lasceranno. E non può quindi essere consumato senza prenderne atto”.

Si tratta di cominciare a passare dall’io al noi…
“Sembra paradossale, ma l’unico modo che abbiamo per diventare «noi» è quello di diventare tutti più consapevoli del proprio «io». Concentrandoci su quello che stiamo lasciando agli altri. Perché quel “noi” si può attuare solo se riusciamo a superare molti dei nostri limiti. Se impariamo a capire che non siamo il centro del mondo. Smettiamo di agire per piacere agli altri. Impariamo a non metterci sulla difensiva al primo feedback. E se impariamo a riconoscere le nostre emozioni quando arrivano, di capire perché arrivano e trasformarle in nostre alleate”.

Una strada non facile.
“Si tratta di una strada fatta di accettazione, di conoscenza di se stessi e della capacità di distinguere ciò su cui abbiamo potere e ciò che è fuori dal nostro controllo. Se riusciamo a percorrerla possiamo costruire relazioni interpersonali sane. È a quel punto che siamo in grado di fare il passo decisivo. Ovvero capire quanto la nostra felicità sia connessa al contributo che diamo agli altri: E  quante occasioni abbiamo ogni giorno di lasciare un impatto positivo nelle nuove generazioni”.

 Cosa fa Together come agenzia per stare al passo con questo nuovo modo di vedere il mondo?
“Together si fonda proprio su questo percorso. Sull’abilità di essere da una parte individui unici (che si accettano per ciò che sono e esprimono la loro personalità) e dall’altra di connettersi con tutte le altre unicità. Questa filosofia pratica mette al centro quindi le relazioni: quelle tra brand e persone quando lavoriamo per i nostri clienti, quelle tra tutti i Togethers, perché solo così possiamo vincere sfide impossibili. In pratica quella che chiamiamo la #Togetherness”.

Ovvero?
“Per esempio anche la relazione tra noi e i nostri clienti, che viviamo come partnership. Relazioni uniche che vanno quindi personalizzate e fatte evolvere nel tempo. Ma possiamo estenderlo a qualsiasi cosa: l’innovazione, per esempio, passa spesso per la connessione tra elementi diversi, mondi diversi. Che si incontrano e generano qualcosa di unico e di magico, che altrimenti non ci sarebbe stato”.

Quali sono i progetti in cui traspare meglio la #Togetherness?
La Togetherness dà il meglio di sè quando riesce a essere rilevante. Quando crea un impatto nella vita delle persone – anche solo perché sposta un punto di vista – e genera conversazioni su temi importanti per le persone. Per questo mi sento di citare la campagna di riposizionamento di Diadora The Step Manifesto. Una strategia e una campagna integrata che hanno messo in discussione il modo in cui abbiamo sempre vissuto lo sport. Per scrivere una nuova idea fatta più di prossimi passi che di traguardi, più di esperienza che di performance, più democratica che esclusiva. Generando il primo manifesto sportivo scritto insieme dal brand e dalle persone”.

Altre campagne?
” Non posso non parlare del percorso di comunicazione che stiamo facendo con Control. Dove la conversazione è sul sesso, sul piacere, ma ancora prima sull’esplorazione che ogni persona dovrebbe fare liberamente per capire chi è e cosa le piace. Perchè solo così potrà connettersi agli altri per un piacere condiviso. Infine, clienti come Lifegate e Biova ci stanno permettendo di portare avanti una conversazione sulla sostenibilità, sull’economia circolare e su un nuovo modo di fare impresa. Qui la togetherness avviene attraverso una relazione quotidiana, “fatta di fatti”. E di contenuti rilevanti che devono essere codificati nei formati giusti e nei canali giusti per cogliere l’interesse dell’audience a cui ci vogliamo rivolgere”.

 

 

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