Il Piracy Shield, comunemente chiamata piattaforma anti-pezzotto, ossia quel sistema messo a punto per cercare di impedire la visione delle partite di calcio a pagamento bypassando gli abbonamenti alle TV che detengono i diritti, è stato hackerato.

Dopo i problemi iniziali ed il parziale (a esser buoni) funzionamento, ecco ora arrivare lo smacco maggiore. Proprio il sistema che avrebbe dovuto garantire la sicurezza ai contenuti coperti da privacy è stato hackerato.

Nei scorsi giorni, molti utenti avevano lamentato malfunzionamenti, e l’impossibilità di seguire la visione delle partite anche da siti legali che sarebbero stati oscurati senza ragione. Ma la ragione invece c’era ed era uno dei timori maggiori dei detrattori di questo sistema: e cioé che IP genuini (magari utilizzati per il trasferimento delle immagini destinate alle Tv) venissero scambiati dal sistema per pirati e oscurati nei dichiarati 30 minuti in maniera automatica. Fino ad oggi Piracy Shield avrebbe oscurato più di 3.000 siti illegali.

Come è stata hackerata Piracy Shield

Ma come è stata hackerata Piracy Shield? Un hacker ha caricato numerose informazioni sensibili su GitHub il servizio di hosting su cui numerosi sviluppatori caricano e condividono i codici dei software che programmano (in pratica il codice sorgente che è alla base del funzionamento della piattaforma che è così diventato open source).

L’hacker responsabile della fuga di dati, che si fa chiamare “fuckpiracyshield“, ha lasciato anche un messaggio rivolto all’Agcom e a SP Legal Tech, che ha lavorato alla piattaforma, in cui critica aspramente lo strumento definendolo “non solo un tentativo fallito (all’italiana) di combattere la pirateria online, ma un pericoloso passaggio verso la censura travestito da soluzione verso la pirateria”.

Quale futuro per Piracy Shield?

È chiaro che ora il futuro della piattaforma, che nei giorni scorsi era già entrata nell’occhio del ciclone per aver bloccato 15 indirizi IP di uno dei più grandi Content Delivery Network del mondo, rischia di essere già giunta al capolinea.

A ciò si aggiunge l’assoluta incapacità di bloccare i contenuti delle decine di app disponibili liberamente sul Google Play, che cambiano nome ogni settmana e trasmettono indisturbate ogni tipo di contenuto (in questo caso Google è stata accusata di scarsa collaborazione).

E anche la “propaganda” sulle prime multe partite la scorsa settimana merita un commento: come è ben noto a tutti, i reati penali sono personali, e nel caso di ricorsi alla sanzione (che non mancheranno) sarà difficile, se non impossibile, appurare chi utilizzasse quel computer e quel particolare IP al momento della visione. Un problema che si pone per reati ben più gravi di quello della violazione dei diritti di una partita di calcio e che avvocati e magistratura conoscono molto bene.

Sul tema si è scatenata ovviamente una grande polemica, sia da parte degli utenti sia da parte di alcuni esponenti del Governo che hanno inviato AgCom a chiarire: “Ma quello che ha deciso di usare la piattaforma anti pezzotto non ce l’aveva un amico a spiegargli come funziona internet?” ironizza un utente piuttosto skillato dal punto di vista tecnico sul social network X?

Ma quello che ha deciso di usare la piattaforma anti pezzotto non ce l’aveva un amico a spiegargli come funziona internet?

— Massimo Cavazzini (@maxkava) March 27, 2024

In un altro tweet si legge che da un’agenzia (che Cellulare Magazine non è riuscita a rintracciare) il commissario Massimiliano Capitanio avrebbe smentito che la piattaforma sia stata hackerata:

Scopro da un’agenzia che secondo il commissario Capitanio non è vero che è stato pubblicato il codice della piattaforma (un po’ come non era vero che fossero stati bloccati IP innocenti), e che comunque ciò non la compromette (cosa che nessuno aveva nemmeno ipotizzato).

— Stefano Zanero (@raistolo) March 27, 2024

E ancora: la deputata di Azione Giulia Pastorella ha così commentato: «Speravamo che l’intervento della scorsa settimana di Agcom in Parlamento, da me richiesto, servisse a trovare soluzione ai problemi del Piracy Shield».

«Invece non solo continuano ad arrivare segnalazioni da parte di utenti ingiustamente colpiti in via cautelare dalla piattaforma antipirateria, ma oggi scopriamo addirittura che il codice della piattaforma è stato reso pubblico. Bisogna immediatamente disabilitare il servizio mentre si sistemano le cose se non vogliamo rischiare che dei malintenzionati mettano a rischio l’accessibilità a siti innocenti», ha concluso.

Ora si attende un commento di AgCom che chiarisca l’accaduto (per ora sul suo sito non vi è traccia di alcun commento) ma soprattutto ci si interroga se Piracy Shield abbia un futuro e se il rischio, da più addetti ai lavori palesato, che il sistema abbia un alto rischio di bloccare anche gli indirizzi IP “puliti” sia troppo alto da correre, soprattutto per i problemi che ne protrebbero derivare a livello giuridico.

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