Giappone e Paesi Bassi si uniranno agli Stati Uniti nell’imporre espressi divieti alla Cina con riferimento alla produzione di microprocessori. Lo riferisce Bloomberg.

L’obiettivo è “minare l’ambizione di Pechino di costruire le proprie capacità di chip“. Alla società olandese ASML Holding HV sarà impedito di trasferire macchine per la “litografia ultravioletta estrema” utilizzate per la produzione di chip e simili restrizioni saranno imposte alla giapponese Nikon Corporation.

Lo sforzo congiunto è un chiaro riflesso della politica del presidente degli Stati Uniti Joe Biden che mira a limitare la capacità della Cina di produrre e sviluppare i propri semiconduttori, utilizzati per l’intelligenza artificiale e l’apprendimento automatico in ambito militare. Tuttavia, tali decisioni sono destinate a influenzare pesantemente anche l’industria della tecnologia mobile.

Il ban era già presente e riguardava i produttori di apparecchiature statunitensi: questi ultimi, tuttavia, si sono lamentati del fatto che impedire solo alle società americane di commerciare con la Cina avrebbe compromesso la loro competitività, e causato una concorrenza sleale da parte di chi, invece, avrebbe continuato a poter esportare la propria tecnologia.

Il dibattito politico è dunque continuato e ha ora portato i governi olandese e giapponese a riconsiderare le modalità di esportazione dei macchnari da parte della ASML e della Tokyo Electron.

Tuttavia, anche in America, non sono poche le voci contrarie a tale politica di ostruzionismo, che viene definita da molti come “miope” e “di corto raggio”.

Lo stesso Peter Wennink, CEO di ASML, ha avvertito che il controllo impossto dagli Stati Uniti sull’esportazione di macchinari per la litografia non farà altro che spingere la Cina a sviluppare la propria tecnologia avanzata.

“Ci vorrà del tempo, ma alla fine ci arriveranno”, ha affermato il dirigente.

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