Premesso: siamo tutti d’accordo che il mondo debba essere più pulito e sostenibile, ma la risposta a questo si sta facendo sempre più complicata. Il tema, in questo caso, è quello dell’adozione delle auto elettriche, un dibattito aperto in Europa da quando l’Ue ha deciso che dal 2035 non debbano essere più venduti veicoli alimentati da combustibili fossili.

Le case automobilistiche hanno protestato facendo notare i rischi di salasso economico e di posti di lavoro. E i rischi economici riguardano la quantità di materiali necessari per le batterie e il loro riciclo e stoccaggio. Nonché il danno ambientale e sociale per lo svuotamento delle Terre Rare. Perché se avete sentito parlare del Donbass, una delle regioni del mondo più fornite di minerali adatti a questo tipo di industria, sapete il perché di certe guerre che sembrano inspiegabili. E adesso lo scontro si sposta negli Stati Uniti.

Le auto elettriche e il dibattito americano

Il presidente americano Joe Biden ha preso la via eco ambientale in ordine sparso. Da un lato nel Paese milioni di condizionatori restano accesi anche in inverno, dall’altra entro il 2032 almeno un cittadino su tre dovrà viaggiare su auto elettriche. Una decisione che pone l’amministrazione americana davanti ad ostacoli forse troppo alti da superare.

«Se la politica energetica federale degli Stati Uniti non cambierà presto direzioneha scritto David Blackmon sul Telegraph -, gli americani sembrano destinati ad affrontare una crisi energetica interamente prodotta dal proprio governo».

Blackmon ha definito «orwelliano» l’Inflation Reduction Act con il quale verranno concessi milioni di dollari di sussidi in cambio dell’acquisto di auto green. Perché per realizzarlo, ha commentato perfino Elon Musk seduto sulla sua Tesla, bisognerebbe raddoppiare la capacità di generazione degli Stati Uniti. Detto in numeri, è la stessa quantità prodotta da un sistema che ha richiesto più di un secolo per essere costruito.

I numeri (impossibili?) della rivoluzione

Biden però tira dritto e tre mesi fa ha dichiarato che saranno necessarie almeno 47.000 miglia di nuova capacità di trasmissione ad alta tensione. L’occasione è stata il rilascio dei permessi finali per il progetto TransWest, cominciato 18 anni fa e che sarà finito tra qualche anno. Per un totale di 732 miglia di rete: fatti i conti, in circa 100 mesi si dovrebbero autorizzare altri 60 progetti come questo. Infine c’è il problema dei trasformatori di potenza: la carenza attuale (ci vogliono 4 anni per averlo, ordinandone uno oggi) dovrebbe portare a rivolgersi all’estero per averli. E l’estero vuol dire Cina, il che sarebbe un vero suicidio politico.

S&P Global, in un suo rapporto, fa presente che una tale accelerazione nell’adozione dei veicoli elettrici sarà più rapida di quanto l’industria mineraria possa fare. «Per litio, nichel e cobalto, considerati insieme, ci sarà una richiesta 23 volte superiore dell’attuale, mentre per il rame sarà il doppio», questo dice lo studio. Ma in questo momento c’è troppa elettricità nell’aria quando si parla di rivoluzione green, e questo allarme finirà per essere fulminato. Invece di cominciare a discutere seriamente su come arrivare a un traguardo, ad oggi, ancora lontano.

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